Un’affluenza senza precedenti quella che hanno fatto registrare le Giornate FAI di Primavera. Numerosissimi, infatti, sono stati i cittadini che nella Tre giorni hanno visitato il sito scelto, la spianata dei Greci e il cortile dell’ex filanda Barbera-Mellinghoff. Una scelta ambiziosa che ha chiamato docenti e studenti di 14 scuole del territorio ad uno sforzo titanico: in poco più di un mese è stato raccolto, sintetizzato e rielaborato un materiale bibliografico, è il caso di dire, monumentale. Sì, perché la spianata del SS. Salvatore dei Greci, ossia la zona esterna che delimita l’edificio del Museo Regionale Interdisciplinare di Messina (MUME), è un museo a cielo aperto che raccoglie i frammenti di chiese ed edifici storici che il terremoto del 1908 ha spazzato via. Si tratta di ciò che è sopravvissuto al sisma e che appartiene perciò a stili e periodi storici differenti: fonti battesimali, stemmi nobiliari, portali ed elementi scultorei di conventi e chiese non più esistenti come Santa Maria della Scala, San Domenico, Santa Maria di Basicò, San Giovanni Battista, Santa Caterina Valverde e Sant’Agostino, elementi architettonici di Palazzo Grano e Palazzo Reale, cataste delle chiese di San Gregorio e di San Francesco alle Stimmate e molto altro ancora.
È stato come ricomporre tassello dopo tassello, frammento dopo frammento, la memoria della città perduta.
In questa corsa contro il tempo, i docenti delle scuole partecipanti hanno fatto di necessità virtù, scambiando testi e condividendo materiali didattici pur di preparare i giovani ciceroni al meglio. Per l’occasione sono nati sodalizi tra le scuole secondarie di primo e secondo grado che hanno collaborato, attraverso i loro docenti, alla realizzazione di lavori che rimarranno nella disponibilità delle scuole. Promossi a pieni voti gli apprendisti ciceroni che hanno scortato visitatori esigenti rispondendo alle loro domande, affrontando la paura di parlare in pubblico, superando timidezze e insicurezze, traducendo in inglese per i visitatori stranieri. Nel rendere alla cittadinanza un servizio prezioso, i nostri ragazzi hanno avuto l’opportunità non solo di arricchire i loro saperi , ma anche di sviluppare competenze di cittadinanza attiva e quell’ insieme di abilità socio-relazionali ed emotive che sono le life skills. Gli studenti della Mazzini si sono distinti ancora una volta, a dimostrazione che la qualità paga sempre. L’arduo percorso ha scoraggiato alcune scuole, che hanno defezionato, ma non noi. Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare, dice un proverbio che si addice perfettamente ai nostri magnifici studenti – cui va il nostro più sentito ringraziamenti e ai professori Attanasio, Bettini, Biancuzzo, De Pasquale, Gemelli e Renda che hanno sacrificato il loro tempo per preparare i ragazzi e soddisfare le richieste mie e dell’instancabile prof.ssa Rita Creazzo, coordinatori e responsabili del progetto.Un progetto che ha galvanizzato i docenti e incuriosito i ragazzi che si sono aperti alla conoscenza di un patrimonio artistico che molti messinesi ancora sconoscono e della storia del museo.
Il Museo regionale con la sua spianata ha, infatti, una storia lunga e tribolata. Negli anni successivi al terremoto, tutti i materiali che si erano salvati, in un primo momento ricoverati in depositi sparsi in diversi luoghi della città, vennero trasportati nella ex filanda Mellinghoff, cui si aggiunsero, nel 1913, anche i resti architettonici provenienti dalle demolizioni delle chiese e dei palazzi pericolanti.Il patrimonio sopravvissuto al crollo del vecchio museo civico peloritano conobbe da allora tre diverse gestioni prima che la direzione venisse assegnata a Maria Accascina, energica storica dell’arte di origini palermitane che dedicò gran parte della sua carriera, dal 1949 al 1963, anno del suo pensionamento forzato, alla rinascita del nostro Museo. Questo lo stato in cui versava, quando alla sua direzione subentrò la Accascina: decenni di incuria, occupazioni militari, malversazione e ruberie, avevano lasciato un caos totale sia dal punto di vista amministrativo che dal punto di vista della conservazione e salvaguardia del materiale artistico, parte del quale era andato perduto e saccheggiato. Fu accertato dalla magistratura che oltre 250 opere d’arte erano state sottratte durante la gestione Miraglia, periodo in cui il museo conobbe il maggiore degrado: affidato a due custodi, nella spianata si coltivavano ortaggi e allevavano galline; sculture del ‘600 facevano capolino, senza alcun rispetto, tra la vegetazione incolta, macerie non ancora rimosse e pattume. Come disse la Accascina, “(…) Nelle mani dei più analfabeti dei custodi era stato lasciato un patrimonio di valore incalcolabile”.La Accascina non si perse d’animo e lavorò per attirare al museo finanziamenti, inventariò monete e ceramiche, curò la ricognizione del materiale artistico che catalogò, prima fra tutti, secondo un criterio scientifico, acquisì il gabinetto di restauro e ne fece costruire uno di fotografia, realizzò schedari fotografici, provvide a far sgomberare le macerie dalla spianata in cui “intarsi marmorei del Seicento, portali e capitelli formavano cumuli indistinti”.Ma il merito più grande che va ascritto alla Accascina fu quello di concepire e organizzare il museo in modo da rispondere a una funzione civica ed educativa. Tutti i suoi sforzi furono finalizzati a sensibilizzare l’opinione pubblica e gli enti territoriali alla necessità di una nuova sede, idonea alle esigenze di conservazione delle opere e al contempo funzionale ad ospitare mostre ed eventi culturali che richiamassero studenti e cittadini alla fruizione del patrimonio artistico del territorio.
Insomma, con la sua gestione del Museo di Messina e con la sua visione moderna della funzione museale, Maria Accascina ha gettato le basi dell’attuale MUME, cui poi si è aggiunto il prezioso contributo della direttrice Franca Campagna Cicala che ha dato un ordinamento storicistico alle sale del museo.La storia del museo appare, dunque, indissolubilmente legata a quella della città: ecco perché conoscerla ha significato per i nostri allievi acquisire consapevolezza del nostro glorioso passato e del patrimonio artistico che ancora custodiamo grazie a chi ha saputo guardare lontano.
La Delegazione FAI di Messina ha centrato ancora una volta il suo obiettivo: sviluppare la conoscenza delle bellezze del territorio per promuoverne la tutela e la valorizzazione, rafforzando il legame affettivo e il senso di appartenenza nei confronti della città. In un certo senso, queste Giornate di Primavera hanno coronato il sogno di Maria Accascina: lei che negli anni ‘50 faceva da cicerone agli studenti dell’Istituto d’arte, oggi si sarebbe compiaciuta nel vedere centinaia di studenti far da ciceroni a una miriade di visitatori lungo quel perimetro, puro concentrato di bellezza, cui, a questo scopo, ha dato sistemazione.
Prof.ssa Tiziana Marchese